W BRASIL PARTE II: VERSO NUOVI ORIZZONTI

Stiamo per affrontare un'avventura che pare essere più una corsa al massacro che una vacanza rilassante... in due settimane andremo a collezionare 10 carte d'imbarco, 52 ore di volo e 30 di attesa negli aeroporti! Più semplicemente avremmo potuto adagiarci sugli allori dei successi della passata stagione a Fortaleza, ma le sfide, si sa, sono il sale della vita, per cui decidiamo che vale la pena rischiare.

Rio de Janeiro

Così sabato 2 agosto alle ore 7 a.m. locali sbarchiamo a Rio de Janerio, dopo 13 ore di volo con partenza da Milano MXP via Madrid. L'indomani mattina al sorgere del sole abbiamo l'aereo che ci porterà nel cuore dell'Amazzonia, ma intanto pensiamo a come trascorrere nel migliore dei modi queste "24 ore carioca".
Il tempo non è molto, per cui non ci resta che optare per il meglio che questa città ha da offrire: sistemazione in un appartamentino con tre stanze matrimoniali... da orgia! Dove? Ma a Copacabana ovviamente! Il solo nome evoca immagini di festa, allegria e divertimento sfrenato che forse non hanno eguali altrove, anche se questo non è certo il periodo ideale per vivere tutta la magia di Rio;
non dimentichiamo infatti che al momento qui è inverno, il tempo è piuttosto incerto, i turisti scarseggiano e la gente stenta a scendere in spiaggia...
Per cui niente praia, oggi si opta per un tour del centro delle città con fermata d'obbligo al Corcovado, la montagna dei carioca su cui, a 710 metri di quota, svetta con incredibile imponenza Il Cristo Redentore, una statua alta 38 metri (8 di basamento) e pesante 1145 tonnellate! Con le braccia aperte sembra vegliare sugli abitanti di Rio, scorgerne ogni singolo movimento... Il panorama è incomparabile: una vista a 360 gradi sui quartieri, le montagne, le foreste e le spiagge che hanno reso mitica questa città!

Cala presto la sera e questo è il momento in cui i predatori diventano più attivi, scelgono i loro territori di caccia... ci dirigiamo verso la spiaggia di Copacabana!
In giro c'è poco movimento, dall'oceano proviene una fresca brezza che ci fa pentire di non aver optato per una camicia a maniche lunghe. In lontananza scorgiamo le luci di un pub, ci avviciniamo e subito la nostra attenzione è calamitata da tutto il ben di Dio che lo frequenta! Non faccio neanche in tempo a raggiungere il bancone che vengo letteralmente travolto dalla carica sensuale di una bellezza statuaria color ebano... mi si avvinghia addosso, mi stringe nella sua morsa, con audacia mi fa capire che sotto il vestitino non
ha niente! Troppo bello per essere vero, infatti c'è l'inganno: per andare fino in fondo è solita farsi pagare, ma io insisto per un'eccezione... sembra cedere... <<Se vuoi domani non lavoro...>> mi dice, <<Troppo tardi>> rispondo. Così dopo mezz'ora di corpo a corpo ultimo bacio e la saluto con rammarico.
Scopriamo ben presto che tutte le ragazze del locale stanno lavorando (anche se nessun'altra con l'entusiasmo della precedente) e ci muoviamo così verso nuovi orizzonti, ma la musica non sembra cambiare. Nel pomeriggio ci avevano avvisato che l'andazzo sarebbe stato questo, così dopo vari tentativi alziamo la bandiera (quella bianca) e ci dirigiamo verso casa per recuperare un po’ di energie dal lungo viaggio. Ma ecco il colpo di scena! Incrociamo due gazzelle
paixaonadas come dicono loro, che lo fanno solo per divertimento, così si da il via ufficiale alle danze...

Manaus

Sveglia alle 6, rapida messa a punto dei bagagli e spostamento in aeroporto, dove ci aspetta il trasferimento interno più lungo di questa vacanza brasileira. Si va a Manaus, ultima frontiera della civiltà prima di addentrarsi nel polmone verde della terra: la foresta amazzonica, che da sola rinnova il 50% dell'ossigeno dell'intero pianeta!
Il viaggio richiede uno scalo a Salvador ed un successivo interminabile volo con 5 "stop and go" a Maceiò, Recife, Fortaleza, São Luis e Belém. Alle 1 di notte, provati dalla stanchezza, giungiamo finalmente nella capitale dello stato dell'Amazzonia.

La città ebbe origine da un forte costruito dai portoghesi nel 1699 in un punto strategico sul Rio della Amazzoni, per controllare il fiume ed impedire l'insediamento degli spagnoli. Si sviluppò in seguito come villaggio in cui giungevano naturalisti, avventurieri, commercianti, gente di passaggio insomma, che non voleva piantare radici in una zona malsana, impestata da malattie e animali di vario genere.
Manaus conobbe la sua svolta tra il 1820 e il 1830 con la
scoperta del cauchu (letteralmente "albero che piange" nella lingua degli indios), il lattice dell'Hevea Brasilensis, pianta che esisteva unicamente in quella zona del Brasile. Di questa sostanza ne ebbe rapidamente bisogno l'intero mercato mondiale della gomma e la relativa produzione crebbe vertiginosamente sino a raggiungere le 200.000 tonnellate/anno nel 1880.
Questa corsa all'oro richiamò gente in cerca di fortuna da ogni parte del continente e si trascinò dietro tutte le conseguenze negative derivanti da uno sfruttamento indiscriminato di poveri schiavi (indios e neri) ad opera di ricchi proprietari terrieri.
In città regnavano mondanità, lusso sfrenato, eccentricità. Tutt'ora Manaus conserva alcuni segni di questa opulenza passata ed il simbolo principale è il Teatro Amazonas, inaugurato nel 1896 e costato l'incredibile cifra di 10 milioni di dollari di allora.
Ma l'Hevea Brasilensis cominciò ad essere coltivata anche in Europa e Asia e rapidamente questo regno di ricchezza si sgretolò come un castello di sabbia: negozi, ristoranti, alberghi chiusero, la gente se ne andò, tutto venne liquidato all'asta e Manaus divenne una città fantasma invasa dalla foresta! In seguito lo stato brasiliano varò un piano di risanamento e di rilancio economico dichiarandola zona franca, attualmente sede soprattutto di compagnie internazionali di elettronica.
Oggi Manaus
è una città che punta molto sul turismo ecologico: escursioni guidate di vario genere e lunghezza per "assaggiare" un po’ di giungla amazzonica!

Al nostro arrivo all'aeroporto ci rechiamo in un'agenzia viaggi per definire a grandi linee il piano d'attacco che ci porterà a penetrare ciò che a prime vista sembra impenetrabile: la foresta  più fitta del pianeta!
Il primo giorno è comunque dedicato ad un giro a piedi per il centro storico della città, comprendente l'immancabile visita al Teatro Amazonas: la nostra ignoranza in materia di arte e cultura non ha frontiere, ma non possiamo non restare incantati di fronte a tanto lusso e ricercatezza!

Osservo la gente per le strade e mi colpisce la varietà di incroci, razze, colori... mulatte con capelli biondi e occhi verdi, mamma mia!
Per la serata la meta d'obbligo pare essere Praia de Ponta Negra, così chiamata perché costeggia il Rio Negro, fiume dall'acqua nera come pece. Non è sporca, ma assume tale colore per la decomposizione organica della vegetazione e il dilavamento dei minerali in esso contenuti.
Bastano due sere in un paio di locali della zona per colpire ed affondare anche qui! Da Praia de Iracema dell'anno passato os dois irmãos Pozza sono giunti in tournee a Praia de Ponta Negra... situazioni già vissute: <<Onde fica seu irmão?>>...ecc... Entrambi porteremo per diversi giorni i segni dell'irruenza selvaggia delle amazzonensi!

La mattina del secondo giorno a Manaus ci spostiamo 180 km a est della città per addentrarci nel cuore della foresta e vivere i nostri due giorni d'avventura.
Sistemazione in un confortevole lodge ricavato attorno ad un laghetto in piena giungla e quindi partenza a piedi per un'escursione che ci porterà dove un turista da solo non deve neanche pensare di addentrarsi se ci tiene a rivedere la luce del sole...
La combinazione contorta di alberi, radici, felci e liane crea un labirinto che a volte neanche la luce riesce a penetrare! Due guide indios ci aprono la strada con tanto di machete attraverso questa vegetazione incredibilmente fitta e varia, svelandoci alcuni segreti di fondamentale importanza per riuscire a sopravvivere in un ambiente così ostile.
Impariamo a riconoscere la tana della phoneutria fera, uno dei ragni più velenosi ed aggressivi del mondo, il cui morso risulta rapidamente letale in assenza di antidoto. Il comportamento di quest'animale è singolare: dopo l'accoppiamento la femmina uccide e divora il malcapitato maschio, che quindi vive per farlo una volta sola... l'istinto di sopravvivenza sembra essere meno forte di quello riproduttivo! Qui anche delle "banali" formiche possono risultare potenzialmente letali, come è successo a qualche povero turista imbattutosi a sua insaputa in un formicaio e quindi assalito e dilaniato dai morsi di un'orda di insetti impazziti!

All'imbrunire giungiamo ad un capanno in foglie e rami ricavato su finissima sabbia nei pressi di un piccolo corso d'acqua, dove trascorreremo la notte in compagnia di una giovane coppia di francesi ed una guida locale.
Questa svela tutta la sua abilità nel preparare dal nulla una cena a base di pesce fresco appena pescato. Accende il fuoco alla classica maniera di "boy scout", ricava l'acqua incidendo il tronco di un albero col
machete e realizza il piano di cottura con i rami di una pianta. Veramente ingegnoso!
Dopo cena ci corichiamo su un'amaca poco confortevole nel tentativo di prendere sonno, ma qui non siamo nel comodo letto di una stanza d'albergo! In un ettaro di foresta amazzonica si possono trovare più specie animali che in tutta l'Europa messa assieme e pare che questi abitanti della giungla si siano radunati per un concerto... urla, versi e rumori di vario genere ed intensità ci fanno stare con un occhio sempre aperto.
Anche il pericolo di malaria è elevato e chiaramente percepibile. Non c'è vaccino per questa malattia, esistono solamente diverse profilassi di varia efficacia a seconda del farmaco utilizzato. Noi abbiamo optato per il più forte, il Lariam, che può però presentare gravi effetti collaterali, come ci racconta il francese, il cui padre è finito in coma dopo averlo assunto!
Alla fine prevale la stanchezza e riusciamo finalmente a cadere tra le braccia di Morfeo... Al risveglio junior è in preda ad uno stato di malessre generale caratterizzato da febbre, mal di gola e debolezza! Sul braccio riporta il segno di un beccone, che la guida dice essere "semplicemente" dovuto ad una biscia. Ci rassicura aggiungendo che in mezza giornata l'effetto sarà ormai svanito...

Oggi il programma prevede un'escursione in barca sul Rio Urubù per andare a pesca di piranha e conoscere i caboclos, gente che nasce, vive e muore in riva al fiume, unica via di comunicazione e trasporto in queste zone.
Miriadi di piccoli affluenti si snodano tra la vegetazione creando un incredibile labirinto d'acqua e sfociando alla fine nel Rio delle Amazzoni, il fiume più grande del mondo! Nasce dai quasi 4000 m delle Ande peruviane col nome di Rio Solimoes e sfocia nell'oceano Atlantico dopo un percorso di 6300 km. Il suo bacino copre un'area di 7 milioni di chilometri quadrati e costituisce un quinto delle acque dolci dell'intero pianeta!
A Manaus avviene la spettacolare confluenza delle acque tra il Solimoes e il Rio Negro, fiumi dalle caratteristiche così diverse da arrivare a mescolarsi solamente dopo un percorso di 15 km, in cui scorrono fianco a fianco lungo una chiara linea di demarcazione tra il colore chiaro del primo e quello decisamente più scuro del secondo. Lo scenario che si presenta è spettacolare e sembra dipinto dalla mano di un artista.  Nell'attraversare questa linea di separazione immergo la mano nell'acqua e sento che la differenza è percepibile anche in termini di temperatura: l'acqua del Rio Negro è di alcuni gradi più calda, oltre che essere più densa, mentre il Solimoes presenta una portata più elevata ed una profondità maggiore.

L'origine del nome Rio delle Amazzoni è curiosa e forse non tutti la conoscono. Fu coniato da Gaspar de Carvajal, cronista ufficiale della spedizione di Orellana, che nel febbraio del 1541 partì da Quito alla ricerca dell' Eldorado, quel regno d'oro di smisurata ed inimmaginabile ricchezza, la cui leggenda, alimentata dai racconti degli indios, aveva tanto affascinato i primi conquistadores europei.
La spedizione si sarebbe trovata ad affrontare un esercito di valorosissime donne guerriere: le Amazzoni ! Completamente nude, alte, statuarie, dalla carnagione chiara e i lunghissimi capelli neri avvolti attorno al capo, vivevano in una società di sole donne e una volta all'anno uscivano dai loro villaggi per andare a caccia di uomini. Li portavano, se necessario con la forza, nelle loro terre dove venivano curati e riveriti da 5-6 donne ciascuno allo scopo di renderle gravide, dopodiché riacquistavano la libertà. Se il nascituro era un maschio se ne sbarazzavano rispedendolo al mittente, mentre le femmine venivano allevate ed istruite. Leggenda o realtà? Comunque sia non mi dispiacerebbe affatto essere vittima di questo tipo di prigionia... Fatto sta che Carvajal diede il nome Rio delle Amazzoni in onore di queste straordinarie donne!
Alla gente del posto pongo la fatidica domanda
<<As Amazonas são lenda ou verdade?>>, ma il quesito non sembra suscitare particolare interesse.

Siamo consci che stiamo trascorrendo due giorni indimenticabili in un posto unico al mondo, ma come i campioni che dopo una vittoria pensano ad affrontare ancora meglio la prossima sfida, siamo già mentalmente proiettati verso la successiva tappa di questo tour brasileiro: Fortaleza, principale teatro dei successi d'oltreoceano della passata stagione!

Belem

Il 7 agosto alle 6 di mattina ci imbarchiamo sul volo che ci condurrà nella capitale dello stato del Cearà.
Ma qualche ora dopo il decollo l'aereo presenta un problema tecnico, cosi quello che doveva essere un semplice "stop and go" a Belém si trasforma in una sosta forzata di 5 ore. Niente di meglio per una visita mordi e fuggi della capitale del Parà!
Ci affidiamo ad un tassista che ci conduce per le vie affollate del centro con una certa spericolatezza, tanto che gli accolliamo l'appellativo di "Rubens". Il personaggio è veramente in gamba e si fa in quattro per mostrarci al meglio quel poco che possiamo vedere; questo vale in generale per tutti i fugaci compagni di viaggio che ci hanno fatto da Cicerone durante i nostri interminabili spostamenti. Complimenti ragazzi!
La città, 2 milioni di abitanti, presenta ampi vialoni, magnifiche piazze con parchi ombrosi ed edifici che sono una chiara testimonianza dell'anima coloniale di un centro urbano che ha vissuto il suo periodo di massimo splendore durante il boom del
cauchu.
È impressionante la confusione che regna tra le vie della zona portuale: uno sfolgorio di rumori, colori, voci e grida fanno da sfondo agli scambi che avvengono al mercato del pesce.
Dopo questo piacevole fuori programma si riparte e alle 17 raggiungiamo finalmente Fortaleza

Fortaleza

Qui siamo di casa! Sistemazione nella pousada dell'anno scorso e immediato giro d'ispezione a Praia de Iracema, dove notiamo con piacere che la gente conosciuta, anche solo marginalmente, l'anno passato non ci ha dimenticato.
Ma qualcosa è cambiato! Una quantità imprevedibile di turisti, prevalentemente europei, ha letteralmente preso d'assalto la città, che sta conoscendo uno sviluppo turistico vertiginoso: ovunque lungo le spiagge sorgono come funghi nuovi palazzi adibiti a soddisfare la crescente richiesta di posti letto.
Vengo addirittura a conoscenza di alcune persone che hanno abbandonato la vita nel loro paese d'origine per sistemarsi qui, anche in assenza di un'occupazione, semplicemente con la voglia di godersi un nuovo stile di vita senza preoccupazioni e stress di sorta alcuna.
Ma il problema è dato dal fatto che i turisti mordi e fuggi sono disposti a tutto pur di riuscire ad accaparrarsi le grazie delle belle brasiliane e queste, bisognose di soldi, lo hanno capito: in poche parole Praia de Iracema è diventata un mercato del sesso! Ma è proprio in queste circostanze che si vede chi ha la "stoffa" per emergere dal gruppo! L'esperienza maturata l'anno passato e i pochi giorni appena trascorsi, l'intuito o la semplice fortuna ci portano a colpire ed affondare a ripetizione con precisione chirurgica. Così alcune si rivelano ragazze con cui trascorrere anche piacevoli giornate in spiaggia, oltre che intense nottate a letto...

Come da tradizione le strade dei Pozza a Fortaleza si dividono e ci troviamo più volte ad uscire con la brasileira di turno e le classiche amiche per il fratello, che regolarmente si trova nelle stesse condizioni da qualche altra parte... dovremmo coordinare un po’ meglio i nostri spostamenti!

L'intensa settimana a Fortaleza passa in fretta e l'ultimo giorno, il 14 agosto, avviene l'episodio più curioso. Mi reco in farmacia per prendere un antibiotico, visto che un taglio al piede, trascinato per diversi giorni senza cura, mi ha fatto comparire un leggero stato di malessere; già che ci sono acquisto anche due pacchetti da tre "cappucci" l'uno. Al rientro in albergo, dove mi aspetta Roberta, la compagna degli ultimi quattro giorni, faccio l'errore di non posizionare con cura queste due confezioni e lei prontamente le nota.
<<Cosa, ne hai presi sei? E' evidente che non sono tutti per me visto che questa è l'ultima sera! Sei come tutti gli altri, pensi solo a scopare! E io che credevo...>> Roberta è una ragazza in gamba che si stava affezionando, quindi la cosa mi dispiace. Devo trovare un rimedio... <<Ma no cara, ti stai sbagliando, sono tutti per te!>>
Sono le 18 e tra dieci ore, alle 4 di mattina, dovrò scattare in aeroporto alla volta di Salvador.  Il tempo quindi non è molto per far corrispondere i fatti alle parole! È un tappone decisamente impegnativo con sei gran premi della montagna di prima categoria, ma parto bene e dopo due ore raggiungo già il terzo scollinamento... arrivo al punto di ristoro, ma ecco l'imprevisto che mi costringe al ritiro! A cena la stanchezza accumulata dall'inizio di questa impegnativa vacanza e l'infiammazione che covavo già da diversi giorni sono esplosi in un febbrone da cavallo, la qual cosa se non altro mi giustifica per non aver concluso la tappa...
Viste le mie attuali condizioni fisiche la levataccia alle 4 di mattina è impegnativa e durante le cinque ore di volo con scalo a Brasilia soffro a denti stretti! Nel frattempo junior, disponendo di una settimana di ferie in più, si organizza diversamente rimanendo a Fortaleza altri tre giorni.

Salvador da Bahia

A mezzodì arrivo a Salvador, terza città più grande del Brasile con oltre 3 milioni di abitanti, di cui un 80% sono di colore.
La capitale dello stato di Bahia
costituisce il cuore del folclore e della tradizione brasiliana e presenta un centro storico pressoché unico, ricco di palazzi e chiese che sono una chiara testimonianza del passato glorioso di questa città, capitale brasiliana dal 1549 al 1763.
Il proliferare di religioni, riti, danze e colori conferisce a questa città una carica di magia e di esotismo, ma per vivere tutto ciò non è certo sufficiente il giorno e mezzo di cui dispongo! Comunque cerchiamo di fare il possibile, visto anche che la condizione fisica è ormai quasi pienamente recuperata.

Trovo una comoda sistemazione nel centralissimo quartiere noto come Pelourinho. Nel pomeriggio giro per le vie della città alta, dove incontro un massiccio dispiegamento di forze dell'ordine, e a ragion veduta direi! Non è infatti consigliabile girare da soli alla sera, visto che è un attimo imboccare la via sbagliata. Io stesso resto vittima di un episodio spiacevole, che comunque si risolve senza problemi.
Spendo diverso tempo a chiacchierare con gente del posto: il ristoratore dell'albergo, un tassista ed una ragazza che conosco più tardi, in serata, al tavolo di un bar. Sono soddisfatto del livello di conversazione che riesco ad ottenere, tanto che vengo addirittura scambiato per spagnolo o portoghese, ma purtroppo è ben tutt'altra musica quando si tratta di comprendere due brasiliani che parlano tra di loro.
I
l giorno seguente mi reco a Praia de Barra, zona in cui sbarcò per primo Amerigo Vespucci nel 1501 e dove tutt'ora sorge il più antico faro del Sud America, costruito nel lontano 1698.
In seguito, a cena, entro da solo in un ristorante e due ore più tardi ne esco in compagnia di due belle bahiane, una bianca, Carmen, ed una nera, Miriam, colleghe di lavoro in un grande centro commerciale della città. Ho l'imbarazzo della scelta e non vorrei fare un torto a nessuna delle due, ma alla fine opto per la seconda... e senza pentirmene...
Qualche ora più tardi, alle 4:30 di mattina di domenica 17 agosto, mi trovo tristemente a preparare i bagagli per l'ultimo volo Salvador-Rio de Janeiro-Madrid-Milano. Eh sì, purtroppo anche questa animata, intensa vacanza è giunta al termine.

Beato te, caro fratello, che hai ancora una settimana per goderti le bellezze e le grazie di questo straordinario paese!


 


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