SPETTACOLI D'ORIENTE


Haikou, Hainan, Cina

Sono le 11 di sera di domenica 31 ottobre quando l'aereo della China Southern atterra ad Haikou, capoluogo dell'isola di Hainan. All'uscita dell'aeroporto una calca di cinesi grida all'impazzata manifestando chiara difficoltà di comprensione reciproca.
Dopo 33 ore on the road la nostra premura principale è ora quella di trovare un letto. Amanti dell'improvvisazione e del "fai da te" siamo convinti che basti rivolgersi ad un tassista e questo prontamente ci condurrà nell'albergo più conveniente. Ma qui non siamo in una qualsiasi parte del mondo, qui siamo in Cina!
Il tassista, oltre a non avere minimamente capito di cosa abbiamo bisogno, scoppia a ridere e probabilmente non riesce ancora a capacitarsi del fatto che possano esistere esseri umani con sembianze così diverse dalle sue e da quelle dei suoi simili. Alle nostre spalle un concerto di versi, grida, risate, scatamarri e sputacchi: benvenuti in Cina!
"Ahi ahi ahi, no Alpitour" è la prima cosa che passerebbe per la mente, ma la fortuna aiuta gli audaci e così arriva prontamente in nostro soccorso Enya, graziosa ragazza cinese conosciuta poco prima in aereo.
Sa molto bene l'inglese, visto il fresco rientro da un soggiorno studio in Inghilterra, e così l'ora di volo da Canton ad Haikou è passata rapidamente conversando...
<<What? Are you going to Hainan by yourselves without any reservation and without speaking Chinese? Oh Jesus, you are crazy men!>> - <<We don't like schedule!>> la fredda replica di junior
.  E in quel preciso momento ho capito che ci sarebbe stato da divertirsi...
Gentilmente si offre comunque di aiutarci durante il nostro soggiorno sull'isola, in particolar modo nella fase iniziale di ricerca di una sistemazione. Eccola quindi che conversa animatamente col tassista, ma ahimè neanche lei, cinese sì ma di un'altra zona, sembra venirne a capo!
Ci vuole l'aiuto del suo amico isolano, che parla proprio il dialetto di qui.
Montiamo finalmente su sto benedetto taxi per percorrere i 10-15 km che ci separano dal centro della città.
Fino a questo preciso momento sono ancora convinto di andare domattina a cercare un'auto a noleggio per girare l'isola in piena libertà, ma basta uscire dal parcheggio dell'aeroporto per rendersi conto che non ci potrebbe essere idea più folle... vetture in contromano in autostrada, rotonde tagliate girando in senso orario, biciclette e carretti che attraversano le strade principali incuranti del micidiale traffico che potrebbe stirarli, precedenze inesistenti ovvero passa prima chi arriva prima o chi è convinto di avere il mezzo più grosso. In sottofondo un concerto assordante di clacson e strombazzate. Uno spettacolo decisamente esilarante, anche se viverlo in prima persona può far perdere qualche anno di vita! Eppure in mezzo a sto marasma i cinesi ci sguazzano e gli incidenti risultano incredibilmente rari, forse perché sanno come guidano e sanno quindi che devono stare più che attenti a quello che gli succede intorno.

Giunti all'albergo si presenta il problema di come riuscire a fare il check-in. A seguito di maldestri tentativi alziamo bandiera bianca aspettando l'arrivo di Enya... dopo il suo gentile aiuto sparisce con gli amici e, pur avendo il suo numero di telefono in caso di necessità, non la rivedremo più.
Sistemati i bagagli ci tuffiamo prontamente in strada alla ricerca di un pasto caldo... beata ingenuità!
Dietro le bancarelle che espongono vari generi alimentari si percepiscono miasmi ripugnanti, i ristoranti presentano in vetrina oggetti dall'indecifrabile natura. Forse è meglio provare col take-away ed eccoci all'ingresso di un locale che potrebbe sembrare un bar. Ormai abbiamo capito che il linguaggio gestuale è l'unica via per riuscire a comunicare da queste parti, ma può facilmente essere mal interpretato... rivolgendomi alla signora seduta al tavolo, indico il nostro bisogno di mangiare simulando un boccone con cucchiaio.
Questa annuisce, ma simulando un pompino e al suo fischio compaiono prontamente tre belle dal trucco pesante e dagli abiti succinti... qualcosa ci dice che abbiamo sbagliato locale!
Dopo estenuanti ricerche ci ritroviamo in strada a sgranocchiare un po' di frutta e del granoturco acquistato da un venditore ambulante, non siamo proprio riusciti a rimediare di meglio!
Junior è in preda a manifesta irrequietudine <<Guarda che livelli! Come si fa a ridursi così? Te e la tua cavolo di Cina, te lo avevo detto che non ci volevo venire. Adesso mi rimborsi i soldi!>>
Ma il pericolo di ammutinamento è scongiurato da un fatto piacevole. Una cinesina incrociata per strada sembra aver preso in simpatia junior e incomincia così a marcarlo stretto in ogni suo movimento, non lo molla proprio più. Dopo qualche ora passata in discoteca, dove impazzano i festeggiamenti per la notte di Halloween, junior decide saggiamente di accontentarla e così i due piccioncini volano in stanza...

L'indomani mattina intendiamo andare a visitare Dongjiao Forest, ovvero la più fitta foresta di palme di noci di cocco di tutto il Sud-Est asiatico. Come arrivarci? Tassista e via, ma questa volta ci premuniamo di cartina dell'isola in lingua cinese, in modo che l' "amico" di turno capisca chiaramente dove vogliamo dirigerci.
Junior si sistema dietro e abbozza un pisolino, mentre io siedo davanti a tenere sotto costante controllo la rotta.
Lungo gli 80 km necessari per raggiungere questa favolosa area naturale il tassista incomincia a palesare segni di nervosismo: è in preda ad una serie impressionante di tic, che fortunatamente non sembrano coinvolgere mani e piedi, ben saldi alla guida. Junior è ormai impaccato e si perde lo "spettacolo", meglio così altrimenti si sarebbe rivoltato dalle risate. Pure io comunque ho il mio bel da fare nel riuscire a trattenermi...
Dopo circa un'ora di auto ed un breve tragitto in battello cominciamo ad addentrarci in questa foresta incredibilmente fitta. La sensazione che provo è quella di meraviglia di fronte alla scoperta di paesaggi sino ad allora sconosciuti. Continuiamo a penetrare questo sperduto angolo di mondo sino a quando giungiamo ad una spiaggia in riva all'oceano. Che spettacolo!

Qui ci godiamo un po' di tranquillità ed un ottimo pasto a base di noci di cocco e frutti di mare appena pescati. Anche il tassista è un tipo dal buon appetito e divora granchi a raffica con sorprendente tecnica masticatoria nonché sputatoria, tanto che gli accolliamo l'appellativo di "uomo granchio".

Di rientro ad Haikou in serata, scendiamo ben presto in pista alla ricerca di un locale dove poter assaporare un buon drink ed esibirci in qualche ballo.
Un giovane tassinaro vuole farci intendere di conoscere un ottimo posto con buona musica e tante belle ragazze. Perché no? Montiamo in taxi e andiamo a vedere di cosa si tratta... L'esemplare comincia ad agitarsi in maniera preoccupante nel parlare di "pelo"... il suo atteggiamento ci ricorda in modo inequivocabile come l'uomo discenda dalle scimmie. Sembra ormai partito per la tangente e incomincio a sospettare che abbia anche perso la strada. Ormai non è difficile capire dove andremo a finire... eccoci giunti in un insospettabile bordello di un hotel di lusso! Gli facciamo capire che non è quello che stiamo cercando, ma sto stronzo non intende riportarci indietro. Poco male, ci affidiamo ad un altro taxi.
Incominciamo proprio ad averne abbastanza della bizzarria di sti cinesi!

Sanya, Hainan, Cina

L'indomani ci spostiamo a Sanya, città altrettanto grande (mezzo milione di abitanti) situata all'estremo opposto dell'isola, nella punta più meridionale.
Qui ci sono magnifiche spiagge, bel mare, sole splendente e molto turismo, anche se di esclusiva matrice cinese. Abbiamo buone prospettive di trovare un ambiente più civilizzato e di goderci un po' di mare e di relax prima della full immersion nella bolgia di Singapore... anche se a dire il vero mi dispiace non poter visitare le altre bellezze naturali che offre la parte settentrionale dell'isola.
Verso mezzogiorno montiamo in pullman  per percorrere lungo la costa orientale i 300 km che separano Sanya da Haikou. Il viaggio della durata di tre ore passa via in scioltezza, evidenziando la fitta e selvaggia vegetazione che ricopre alcune zone dell'isola.
Arrivati a Sanya ci troviamo di fronte ad uno sconcertante contrasto urbano: da una parte la periferia rurale con fatiscenti abitazioni  avvolte da sciami di insetti e circondate da bestie che sguazzano nella fanghiglia e nel letame, dall'altra parte un modernissimo nucleo economico-finanziario con sfarzosi centri commerciali, enormi banche, grattacieli adibiti ad uffici, viali costeggiati da ordinate file di palme e variopinti motivi floreali.
È il chiaro segno di un paese che sta cambiando, molto rapidamente anche se in maniera ancora disomogenea. Ma attenzione, tra una decina d'anni, quando anche le riforme socio-culturali in atto saranno consolidate, la Cina potrebbe dettare legge a chiunque a livello mondiale! Sta crescendo vertiginosamente, con centinaia di milioni di persone che lavorano giorno e notte e che hanno voglia di guadagnare, di raggiungere il tenore di vita occidentale.
Al mio ingresso in Cina a Canton, dove abbiamo fatto scalo per raggiungere Hainan, sono rimasto letteralmente impressionato: una città come tante in questo paese (il che significa comunque 4-5 milioni di abitanti) eppure con un aeroporto esageratamente immenso, mai vista una costruzione così imponente! All'esterno un pallido sole cerca timidamente di farsi strada tra una perenne cortina di smog che avvolge la città, ma sembra non riuscirvi! Anche questo è uno dei risultati di uno sviluppo industriale incontrollato.

Scesi dal pullman alla stazione principale di Sanya, montiamo immediatamente su un taxi direzione Yalong Bay, ovvero dove dovrebbero trovarsi le spiagge più belle e turistiche dell'isola.
Alle prese con l'ennesimo taxi driver che non mastica una parola d'inglese, peregriniamo per oltre un'ora alla ricerca di un hotel, ma alla fine tanta fatica viene premiata! L'ometto ci porta al Cactus Resort, uno dei villaggi più chic di una zona turistica che vede soggiornare gente benestante proveniente da tutta la Cina e che è stata teatro l'anno sorso, in un villaggio a pochi chilometri di distanza dal Cactus, delle finali di Miss Mondo 2003!
Non si sa per quale misteriosa ragione riusciamo a godere di uno sconto del 60% sul prezzo di listino, già di per sè basso se confrontato con quanto chiedono in Europa per un equivalente livello di qualità.
Non potevamo capitare in periodo migliore, infatti il Cactus ospita una delle comitive di studentesse universitarie che parteciperanno ad un concorso di bellezza ed abilità, che si svolgerà la settimana prossima in un residence della zona. Mamma mia, che vagonate di figa che arrivano da tutte le parti! Imparerei il cinese solo per riuscire a comunicare con alcune di queste... Attacchiamo ben presto bottone con due stangone di Beijing (ovvero Pechino), ma sono alle prese con un così intenso schedule giornaliero di prove, acconciature, sfilate, public relations che alla fine riusciamo solo a sentirle telefonicamente ma non a rivederle, che peccato...

La spiaggia, distante solo 10 minuti a piedi, è da sogno, con finissima sabbia bianca in cui si riflette un sole accecante che non perdona. Junior, forte della sua pellaccia "made in Marocco", si cuoce sotto il sole senza fare una grinza, mentre il sottoscritto poltrisce all'ombra...
È interessante osservare i cinesi che scendono in spiaggia, molti di loro sono alle prese col mare per la prima volta e le reazioni di fronte alla sabbia e all'acqua sono svariate. I salvagente vanno a ruba, non solo per sguazzare in mare, ma anche per rotolarsi nella sabbia fino a diventare "cotolette impannate", insomma ognuno si diverte a modo proprio.
In spiaggia conosciamo John, simpatico ragazzo cinese del posto che di professione fa la guida turistica. È appassionato di calcio e tifoso sfegatato del Milan; dice di seguire ogni domenica le gesta della sua squadra del cuore, con nostalgico ricordo degli anni d'oro dei tre olandesi. Parla un buon inglese e conosce benissimo la zona, non possiamo quindi che scroccargli qualche utile consiglio su dove andare a bazzicare in notturna...

Appuntamento serale con John in un fast food del centro di Sanya e successiva tappa al Circus 3, una delle discoteche più in voga della città. È serata happy hour, paghi 3 prendi 10! Manco a dirlo ci ritroviamo col tavolino pieno di birre... John è astemio, per cui se vogliamo una mano non ci resta che chiedere aiuto a qualche bella giovane...
Al tavolino vicino al nostro siedono due ragazze accompagnate. È uno dei loro amici a promuovere un brindisi comune, svegliando l'interesse delle due belle signorine, che errore! Queste sembrano molto interessate a far conoscenza e ci invitano prontamente al loro tavolo, mentre gli amici si defilano in silenzio. Passiamo così un paio d'ore in piacevole compagnia tra balli e bevute. Risulta comunque arduo tenere il passo di queste due che trincano come delle dannate, abbiamo proprio trovato quelle giuste.
Poi improvvisamente mi sento toccare la spalla, mi giro... è il loro amico che torna alla carica intimandomi di girare al largo. Mai stato più impassibile in vita mia... allora questo prende un bicchiere e lo scaraventa con violenza per terra!
Qui va a finire male, ma i brothers non si tirano di certo indietro. Partono sfavoriti, visto che sti cinesi con le loro arti marziali sono alquanto imprevedibili, ma vengono comunque dati in grado di piazzare l'upset, si accettano scommesse...
Prima che suoni la campana di inizio match, una delle due ragazze interviene portando fuori il tipo che aveva gettato l'ascia di guerra. I due non si vedranno più e dopo mezz'ora anche l'amica decide di tornare a casa. Peccato!

La mattina del nostro penultimo giorno di permanenza in Cina andiamo in visita a due dei parchi naturali più rinomati della zona: il Luhuitou Park, dalla cui cima si può ammirare un bel panorama a 360° sulla città di Sanya e relativi dintorni, e l'area detta The End of the Earth, dove gli antichi cinesi credevano finisse il mondo e dove tutt'ora migliaia di persone vengono in pellegrinaggio per la forte valenza religiosa attribuita a questo posto.
Il giorno seguente facciamo rientro ad Haikou, aspettando il volo che domenica 7 novembre ci porterà a Singapore via Canton.



Singapore

Singapore: un paese, una città, uno spettacolo!
Si sviluppa su un'isola principale di 42 km di larghezza per 23 di lunghezza e su una serie di isolette minori, tra cui Sentosa figura come la più celebre.
Un paese piccolo ma con una notevole importanza economico-finanziaria a livello mondiale. Alla base di questo successo vi sono industrializzazione, commercio, infrastrutture, istruzione, integrità politica, ordine civico.
Già importante avamposto commerciale quando passò sotto la Compagnia Britannica delle Indie Orientali all'inizio del XIX sec., ha sempre costituito un punto strategico nel commercio tra l'Estremo e il Medio Oriente. Sono passati di qua i maggiori traffici di spezie, gomma e petrolio.
Sotto la Corona Britannica conobbe un primo significativo sviluppo urbano con massicce opere di edificazione e bonifica. Incominciarono così a sorgere maestosi palazzi coloniali, sedi dell'amministrazione britannica locale, e i primi luoghi di culto, quali chiese, templi induisti e buddisti.
Questa vitalità economica richiamò commercianti, mercanti, imprenditori e braccianti da diversi paesi, in misura preponderante da Cina, India e Malesia. Si cominciò così a creare il nucleo di una società multirazziale, che ancora oggi caratterizza in modo unico questo paese.
È incredibile come tanti gruppi etnici dalle diverse provenienze, culture e religioni riescano a convivere in armonia reciproca. Ognuno è libero di celebrare le proprie ricorrenze, che puntualmente diventano festività nazionali a cui tutti possono partecipare. Ed ecco che diverse volte all'anno le strade di Singapore si accendono in uno sfolgorio di luci, colori, costumi e decorazioni che ravvivano determinati quartieri della città, teatro di balli, sfilate, rappresentazioni e competizioni in linea con storia e tradizioni dei vari gruppi etnici.
Il 9 agosto si celebra il National Day, giorno dell'indipendenza datata 1965, con festeggiamenti a base di parate aeree e mirabolanti spettacoli pirotecnici.
Al nostro arrivo sono in fermento i preparativi per il Thimithi Festival, manifestazione che si svolge a Little India e che si conclude con la marcia sui carboni ardenti ad opera di alcuni santoni indù.
Ma nessuna festa come il Natale è in grado di trasformare la città in un vero e proprio paese della meraviglie. I preparativi incominciano a inizio novembre, quindi con largo anticipo, e raggiungono l'apice le due settimane precedenti il Natale. Gli sfarzosi ed immensi centri commerciali di Orchard Road vengono addobbati con sfavillanti e lussuose decorazioni, che alla fine premieranno chi ha ottenuto il risultato più originale ed appariscente. È già, ogni anno Orchard Road è teatro di questa divertente competizione, che vede partecipare i negozi più alla moda di una città dove lo shopping è più praticato che in qualsiasi altro paese d'oriente. Anche questo è un segno di benessere.

Manco a dirlo troviamo una comoda sistemazione in un hotel situato proprio all'inizio di Orchard Road, strategico punto di partenza sia per escursioni diurne che per missioni notturne.
Cartina alla mano incominciamo ad esplorare questa favolosa città dagli incredibili contrasti architettonici: gli enormi grattacieli della financial city fanno da sfondo ai templi, alle chiese e ai palazzi costruiti 200 anni addietro. Spettacolo!
Nell'attraversare i vari quartieri della città sembra di spostarsi da un paese all'altro: dalla Cina, all'India, al Medio Oriente.
A fare da cornice a tutto ciò una vegetazione incredibilmente variopinta e curata. Singapore sembra una città ricavata all'interno di un grande giardino botanico, in cui primeggiano ordine e pulizia. Qui non sgarra nessuno, e ci credo, con le multe salate che girano... 1000$ se fumi dove non è concesso, 500$ se mangi o bevi in metropolitana o sporchi per terra, pena di morte per solo spaccio di droga! Qui criminalità e disordine quasi non esistono.

La gente è veramente cordiale e sempre pronta a dare una mano, anche di propria iniziativa. Più di una volta ci troviamo a consultare la cartina e prontamente qualcuno per strada si ferma a chiedere se è tutto a posto. Questa è anche un'occasione per scambiare due chiacchiere... svelata la nostra provenienza, arriva puntuale la considerazione su quanto l'Italia sia famosa per i propri calciatori.
Solo una volta un distinto signore dall'impeccabile completo cita sorridente il nome di Valentino Rossi. Finalmente non siamo conosciuti solo per i soliti calciatori!

Questo è il periodo delle piogge, per cui regolarmente a una certa ora del giorno cade un acquazzone, fortunatamente passeggero.
Il clima è piuttosto caldo, 26-30°C, ed incredibilmente umido, 80-90%; per chi non è abituato a questi valori è una sauna continua! La sera comunque il clima risulta meno asfissiante, ma c'è ben altro a tenere calda l'atmosfera... un palazzo il cui nome è tutto un programma: Pleasure Building. Quattro piani di localini dove bazzicano innumerevoli bellezze del Sud-Est asiatico in abiti succinti, vertiginosi tacchi a spillo e trucco provocante!
<<
Let's go and have a look>> ci fanno all'ingresso... perché no, una bella occhiata ci potrebbe proprio stare. Saliamo fino all'ultimo piano dove veniamo accalappiati da due prorompenti signorine del Laos, con cui finiamo al tavolino a bere una birra.
Piuttosto imbarazzato cerco di imbastire un qualche discorso, ma senza grande successo, ben altri sono infatti i piani di Elen (così dice di chiamarsi)... mi piazza subito una mano sulle parti basse e inizia un vigoroso massaggio che ha come immediato risultato la reazione desiderata... i minuti passano e non molla più l'attrezzo, sembra proprio che ci abbia preso gusto (anche il sottoscritto a dire la verità...) Non sarò certo io a fermarla, visto che potrebbe aversene a male, ma dopo una decina abbondante di minuti, ahimè, la mia onestà prevale e le dico che tanto non sono disposto a pagarla. Visibilmente delusa abbandona la scena.
Dopo questo piacevole fuori programma andiamo alla ricerca di un locale dove poter ballare e magari conoscere qualche bella giovane del posto. C'è veramente l'imbarazzo della scelta, visto che la città offre una miriade di pub, birrerie, ristoranti con musica dal vivo e discoteche.
Un locale su tutti?
The Zouk Club!! In assoluto uno dei templi sacri della musica house, qui vengono a suonare i numeri uno del panorama mondiale: Tenaglia, Vazquez, Digweed, Rauhofer, Tomiie. Il sound che gira qui dentro è un'esclusiva che appassionati del genere musicale non sono disposti a perdere. La fama di questo locale non ha frontiere e nei weekend lo Zouk organizza voli da Kuala Lumpur, Hong Kong, Bangkok, Jakarta. Aerei affollati da tribù di giovani pronti a decollare... E in mezzo a sta bolgia potevano mancare i brothers? Che domande! Appuntamento fissato per venerdì sera, quando ai dischi si esibirà l'olandese Van Buuren.

L'aspetto più piacevole di questa vacanza risulta senz'altro l'incontro con Lisa ed Amy, graziose ragazze cinesi originarie di una grande città ai piedi dell'altopiano del Tibet.
È all'aeroporto di Canton, prima del decollo per Singapore, che conosciamo Lisa, di rientro da un viaggio d'affari in Giappone.
Si mostra subito cordiale e disponibile, compatibilmente con i suoi impegni di lavoro, a farci da guida a Singapore, dove risiede ormai da diversi anni.
Una volta sul posto non tardiamo a contattarla e così, al primo appuntamento serale, arriva con l'amica Amy. Instauriamo ben presto un bel rapporto basato su intesa e un divertente scambio di battute. Ci colpisce subito la posizione professionale che ricoprono: Lisa, ingegnere chimico, è coordinatrice del reparto vendite nel Sud-Est asiatico per una compagnia giapponese che realizza prodotti metallici per l'industria pesante, mentre Amy, imprenditrice, dirige un'attività che si pone sul mercato come mediatrice tra industrie cinesi produttrici di abbigliamento e clienti di vario genere sparsi in tutto il mondo. Di recente è stata a Francoforte, Londra, Johannesburgh, Las Vegas e domenica partirà per la Cina. Devo ammettere che la donna in carriera ha un suo fascino particolare.
Lisa è cattolica e si reca in chiesa ogni domenica, mentre Amy è buddista e va a pregare al tempio due volte al mese, in accordo col calendario lunare.
Finita la cena noi tiriamo fuori il portafoglio, ma le due signore non ne vogliono proprio sapere: carta di credito e via. E sarà sempre così anche nei giorni seguenti per cene, aperitivi, ingresso in discoteca. Un po' imbarazzante ma qui funziona così, siamo noi a essere loro ospiti e non ci resta che adattarci, non certamente a malincuore... Alla faccia di chi ritiene che le donne in un modo o nell'altro vadano sempre pagate, magari solo perché straniere!

Arriva presto venerdì... alle ore 22 Lisa ed Amy passano a prenderci a bordo di una sfiammante Honda Accord, direzione Zouk!
Il locale è ricavato da un vecchio magazzino ristrutturato sulle rive del fiume Singapore. È piuttosto imboscato e a prima vista non gli si darebbe molto credito, ma appena dentro si percepisce subito la carica che questo posto è in grado di trasmetterti...
"Fasten seat belts please, we're taking off". Anche le due signore si lasciano presto coinvolgere e così ci esibiamo in balli scatenati per diverse ore.

Sabato 13 novembre è purtroppo l'ultimo giorno di questa vacanza made in Orient. Poche ore prima della partenza siamo a goderci l'ultimo aperitivo in compagnia di Lisa ed Amy, con le quali nel corso di questi giorni abbiamo instaurato veramente un piacevole rapporto, pur senza assaporare "la ciliegina sulla torta"...
Ci lasciamo con la promessa di rincontrarci il prossimo anno per un viaggio all together alla scoperta dell'Australia. Se andrà in porto, sarà indubbiamente un altro "Viaggio Straordinario"!




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