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SPETTACOLI D'ORIENTE
Haikou,
Hainan, Cina
Sono
le 11 di sera di domenica 31 ottobre
quando l'aereo della China Southern atterra ad Haikou,
capoluogo dell'isola di Hainan.
All'uscita dell'aeroporto una calca di cinesi
grida all'impazzata manifestando chiara difficoltà di
comprensione reciproca.
Dopo
33 ore on the road la nostra premura principale
è ora quella
di trovare un letto. Amanti dell'improvvisazione e del "fai
da
te" siamo convinti che basti rivolgersi ad un tassista e questo
prontamente ci condurrà nell'albergo più conveniente. Ma
qui non siamo in una
qualsiasi parte del mondo, qui siamo in Cina!
Il tassista, oltre a non
avere minimamente capito di cosa abbiamo bisogno, scoppia a ridere e
probabilmente non riesce ancora a capacitarsi del fatto che possano
esistere
esseri umani con sembianze così diverse dalle sue e da
quelle dei
suoi simili. Alle nostre spalle un concerto di versi, grida, risate,
scatamarri
e sputacchi: benvenuti in Cina!
"Ahi ahi ahi, no Alpitour"
è la
prima cosa che passerebbe per la mente, ma la fortuna aiuta gli audaci
e così
arriva prontamente in nostro soccorso Enya, graziosa ragazza cinese
conosciuta poco prima in aereo. Sa molto bene l'inglese,
visto il fresco
rientro da un soggiorno studio in Inghilterra, e così l'ora di
volo da Canton
ad Haikou è passata
rapidamente conversando... <<What?
Are you going to Hainan by yourselves without any reservation and
without speaking
Chinese? Oh Jesus, you are crazy men!>> -
<<We don't like schedule!>>
la fredda replica di junior. E in quel preciso momento ho capito che
ci sarebbe
stato da divertirsi...
Gentilmente si offre comunque di aiutarci durante il
nostro soggiorno sull'isola, in particolar modo nella fase iniziale di
ricerca
di una sistemazione. Eccola quindi che conversa animatamente col
tassista, ma
ahimè neanche lei, cinese sì ma di un'altra zona, sembra
venirne a capo! Ci
vuole l'aiuto del suo amico isolano, che parla proprio il dialetto di
qui.
Montiamo finalmente su sto benedetto taxi per percorrere i 10-15 km che
ci
separano dal centro della città.
Fino a questo preciso momento sono
ancora convinto di andare domattina a cercare un'auto a noleggio per
girare
l'isola in piena libertà, ma basta uscire dal parcheggio
dell'aeroporto per rendersi conto che non ci potrebbe essere idea
più
folle... vetture in contromano in autostrada, rotonde tagliate girando
in senso
orario, biciclette e carretti che attraversano le strade principali
incuranti
del micidiale traffico che potrebbe stirarli, precedenze inesistenti
ovvero passa prima chi arriva prima o chi è convinto di
avere il mezzo più
grosso. In sottofondo un concerto assordante di clacson
e strombazzate.
Uno spettacolo decisamente esilarante, anche se viverlo in prima
persona può far perdere qualche anno di vita! Eppure in mezzo a
sto
marasma i
cinesi ci sguazzano e gli incidenti risultano incredibilmente rari,
forse
perché sanno come guidano e sanno quindi che devono stare
più che attenti a
quello che gli succede intorno.
Giunti all'albergo
si presenta il problema di
come riuscire a fare il check-in. A
seguito di maldestri tentativi
alziamo bandiera bianca aspettando l'arrivo di Enya... dopo
il suo gentile aiuto sparisce con gli amici e, pur
avendo
il suo numero di telefono in caso di necessità, non la rivedremo
più.
Sistemati
i bagagli ci tuffiamo prontamente in strada alla ricerca di un pasto
caldo...
beata ingenuità!
Dietro le bancarelle che espongono vari generi alimentari si
percepiscono miasmi ripugnanti, i ristoranti presentano in vetrina
oggetti
dall'indecifrabile natura. Forse è meglio provare col take-away ed
eccoci all'ingresso di un locale che potrebbe sembrare un bar.
Ormai
abbiamo capito che il linguaggio gestuale è l'unica via per
riuscire a
comunicare da queste parti, ma può facilmente essere mal
interpretato...
rivolgendomi alla signora seduta al tavolo, indico il nostro bisogno di
mangiare simulando un boccone con cucchiaio. Questa
annuisce,
ma simulando un pompino e al suo fischio compaiono
prontamente tre
belle dal trucco pesante e dagli abiti succinti... qualcosa ci dice che
abbiamo
sbagliato locale!
Dopo estenuanti ricerche ci ritroviamo in strada a sgranocchiare
un po' di frutta e del granoturco acquistato da un venditore ambulante,
non
siamo proprio riusciti a rimediare di meglio!
Junior è in preda
a manifesta
irrequietudine <<Guarda
che livelli! Come si fa a ridursi così? Te e
la tua cavolo di Cina, te lo avevo detto che non ci volevo venire.
Adesso mi
rimborsi i soldi!>>
Ma il pericolo di ammutinamento è scongiurato da un
fatto piacevole. Una cinesina incrociata per strada sembra aver preso
in
simpatia junior e incomincia
così a marcarlo stretto in ogni suo movimento, non
lo molla proprio più. Dopo qualche ora passata in discoteca,
dove impazzano i festeggiamenti per la notte di Halloween, junior decide
saggiamente di accontentarla e così i due piccioncini volano in
stanza...
L'indomani
mattina intendiamo andare a visitare Dongjiao
Forest, ovvero la più fitta foresta di palme di noci di
cocco di tutto il Sud-Est asiatico. Come arrivarci? Tassista e via, ma
questa
volta ci premuniamo di cartina dell'isola in lingua cinese, in modo che
l' "amico" di turno capisca chiaramente dove vogliamo dirigerci.
Junior si sistema dietro
e abbozza un pisolino, mentre io siedo davanti a
tenere sotto costante controllo la rotta.
Lungo gli 80 km necessari per
raggiungere questa favolosa area naturale il tassista incomincia a
palesare
segni di nervosismo: è in preda ad una serie impressionante di
tic, che
fortunatamente non sembrano coinvolgere mani e piedi, ben saldi alla
guida. Junior è ormai
impaccato e si perde lo "spettacolo", meglio così
altrimenti si sarebbe rivoltato dalle risate. Pure io comunque ho il
mio bel da
fare nel riuscire a trattenermi...
Dopo circa un'ora di auto ed un breve
tragitto in battello cominciamo ad addentrarci in questa foresta
incredibilmente fitta. La sensazione che provo è quella di
meraviglia di fronte
alla scoperta di paesaggi sino ad allora sconosciuti. Continuiamo a
penetrare
questo sperduto angolo di mondo sino a quando giungiamo ad una
spiaggia in
riva all'oceano. Che spettacolo!
Qui ci godiamo un po' di tranquillità ed un
ottimo pasto a base di noci di cocco e frutti di mare appena pescati.
Anche il
tassista è un tipo dal buon appetito e divora granchi a raffica
con
sorprendente tecnica masticatoria nonché sputatoria, tanto che
gli accolliamo l'appellativo di "uomo granchio".
Di rientro ad
Haikou in serata,
scendiamo ben presto in pista alla ricerca di un locale
dove poter assaporare un buon drink ed esibirci in qualche ballo.
Un giovane
tassinaro vuole farci intendere di conoscere un ottimo posto con buona
musica e
tante belle ragazze. Perché no? Montiamo in taxi e andiamo a
vedere di cosa si
tratta... L'esemplare comincia ad agitarsi in maniera preoccupante nel
parlare
di "pelo"... il suo atteggiamento ci ricorda in modo
inequivocabile come l'uomo discenda dalle scimmie. Sembra ormai
partito
per la tangente e incomincio a sospettare che abbia anche perso la
strada.
Ormai non è difficile capire dove andremo a finire... eccoci
giunti in un
insospettabile bordello di un hotel di lusso! Gli facciamo capire
che non
è quello che stiamo cercando, ma sto stronzo non intende
riportarci indietro.
Poco male, ci affidiamo ad un altro taxi.
Incominciamo proprio ad averne
abbastanza della bizzarria di sti cinesi!
Sanya,
Hainan, Cina
L'indomani ci spostiamo a Sanya, città altrettanto
grande (mezzo milione di abitanti) situata all'estremo opposto
dell'isola,
nella punta più meridionale.
Qui ci sono magnifiche spiagge, bel mare, sole
splendente e molto turismo, anche se di esclusiva matrice cinese.
Abbiamo buone
prospettive di trovare un ambiente più civilizzato e di
goderci un po' di
mare e di relax prima della full
immersion nella bolgia di Singapore...
anche se a
dire il vero mi dispiace non poter visitare le altre
bellezze naturali che offre la parte settentrionale dell'isola.
Verso
mezzogiorno montiamo in pullman per percorrere lungo la costa
orientale i
300 km che separano Sanya da Haikou. Il viaggio della
durata di tre ore
passa via in scioltezza, evidenziando la fitta e selvaggia
vegetazione che ricopre alcune zone dell'isola.
Arrivati a Sanya ci troviamo
di
fronte ad uno sconcertante contrasto urbano: da una parte la
periferia rurale con fatiscenti abitazioni avvolte da sciami
di insetti e circondate da bestie che sguazzano nella fanghiglia e
nel
letame, dall'altra parte un modernissimo nucleo economico-finanziario
con
sfarzosi centri commerciali, enormi banche,
grattacieli adibiti ad
uffici, viali costeggiati da ordinate file di palme e variopinti
motivi
floreali.
È il chiaro segno di un paese che sta cambiando, molto
rapidamente
anche se in maniera ancora disomogenea. Ma attenzione, tra una
decina
d'anni, quando anche le riforme socio-culturali in atto
saranno consolidate, la Cina potrebbe dettare legge a
chiunque a livello mondiale! Sta
crescendo vertiginosamente, con centinaia di milioni di persone che
lavorano
giorno e notte e che hanno voglia di guadagnare,
di raggiungere il
tenore di vita occidentale.
Al mio ingresso in Cina a Canton,
dove abbiamo
fatto scalo per raggiungere Hainan,
sono rimasto letteralmente impressionato:
una città come tante in questo paese (il che significa comunque
4-5 milioni di abitanti) eppure con un aeroporto
esageratamente
immenso, mai vista una costruzione
così imponente! All'esterno un
pallido sole cerca timidamente di farsi strada tra una perenne cortina
di smog
che avvolge la città, ma sembra non riuscirvi! Anche questo
è uno dei risultati
di uno sviluppo industriale incontrollato.
Scesi
dal pullman alla stazione principale
di Sanya, montiamo
immediatamente su un taxi direzione Yalong
Bay,
ovvero dove dovrebbero trovarsi le spiagge più belle e
turistiche dell'isola.
Alle prese con l'ennesimo taxi driver
che non mastica una parola d'inglese,
peregriniamo per oltre un'ora alla ricerca di un hotel, ma alla fine
tanta
fatica viene premiata! L'ometto ci porta al Cactus Resort, uno dei
villaggi più chic di una zona turistica che vede
soggiornare gente
benestante proveniente da tutta la Cina e che è stata teatro
l'anno sorso, in
un villaggio a pochi chilometri di distanza dal Cactus, delle
finali di Miss Mondo 2003!
Non si sa per quale misteriosa
ragione riusciamo a godere di uno sconto del 60% sul prezzo di
listino,
già di per sè basso se confrontato con quanto chiedono in
Europa per un
equivalente livello di qualità.
Non potevamo capitare in periodo migliore,
infatti il Cactus ospita una
delle comitive di studentesse
universitarie che parteciperanno ad un concorso di bellezza ed
abilità, che si
svolgerà la settimana prossima in un residence della zona. Mamma mia,
che
vagonate di figa che arrivano da tutte le parti! Imparerei il cinese
solo per
riuscire a comunicare con alcune di queste... Attacchiamo ben presto
bottone
con due stangone di Beijing
(ovvero Pechino), ma sono
alle prese con un così intenso schedule
giornaliero di prove, acconciature, sfilate, public
relations che alla fine riusciamo solo a sentirle
telefonicamente ma non a
rivederle, che peccato...
La
spiaggia, distante solo 10 minuti a piedi, è da
sogno, con finissima sabbia bianca in cui si riflette un sole
accecante che non perdona. Junior,
forte della sua pellaccia "made in
Marocco", si cuoce sotto il sole senza fare una grinza,
mentre il
sottoscritto poltrisce all'ombra...
È interessante osservare i
cinesi che scendono in spiaggia, molti di loro sono alle prese col
mare
per la prima volta e le reazioni di fronte alla sabbia e all'acqua sono
svariate. I salvagente vanno a ruba, non solo per sguazzare in mare, ma
anche
per rotolarsi nella sabbia fino a diventare "cotolette
impannate", insomma ognuno si diverte a modo proprio.
In spiaggia
conosciamo John, simpatico
ragazzo cinese del posto che di professione fa la
guida turistica. È appassionato di calcio e tifoso sfegatato del
Milan; dice di
seguire ogni domenica le gesta della sua squadra del cuore, con
nostalgico
ricordo degli anni d'oro dei tre olandesi. Parla un buon inglese e
conosce benissimo la zona, non possiamo quindi che scroccargli qualche
utile
consiglio su dove andare a bazzicare in notturna...
Appuntamento serale con John in
un fast food del centro di Sanya e successiva tappa al Circus 3, una delle discoteche
più in voga della città. È serata happy hour, paghi 3 prendi 10!
Manco a dirlo ci ritroviamo col
tavolino pieno di birre... John è
astemio, per cui se vogliamo una mano non ci
resta che chiedere aiuto a qualche bella giovane...
Al tavolino vicino al
nostro siedono due ragazze accompagnate. È uno
dei loro amici a
promuovere un brindisi comune, svegliando l'interesse delle due belle
signorine,
che errore! Queste sembrano molto interessate a far conoscenza
e ci
invitano prontamente al loro tavolo, mentre gli amici si defilano
in
silenzio. Passiamo così un paio d'ore in piacevole
compagnia tra
balli e bevute. Risulta comunque arduo tenere il passo di
queste due
che trincano come delle dannate, abbiamo proprio trovato quelle
giuste.
Poi improvvisamente mi sento toccare la spalla, mi giro... è il
loro amico che torna alla carica intimandomi di girare al largo. Mai
stato più
impassibile in vita mia... allora questo prende un bicchiere e lo
scaraventa con
violenza per terra!
Qui va a finire male, ma i brothers non
si
tirano di certo indietro. Partono sfavoriti, visto che sti cinesi con
le loro
arti marziali sono alquanto imprevedibili, ma vengono comunque dati in
grado di
piazzare l'upset, si accettano
scommesse...
Prima che suoni la
campana di inizio match, una
delle due ragazze interviene portando fuori il
tipo che aveva gettato l'ascia di guerra. I due non si vedranno
più e dopo
mezz'ora anche l'amica decide di tornare a casa. Peccato!
La
mattina del nostro penultimo giorno di permanenza
in Cina andiamo in visita a due dei parchi naturali più rinomati
della zona: il Luhuitou Park,
dalla cui cima si può ammirare un bel panorama a
360° sulla città di Sanya
e relativi dintorni, e l'area detta The
End of the Earth, dove gli antichi cinesi
credevano finisse il
mondo e dove tutt'ora migliaia di persone vengono in
pellegrinaggio per la
forte valenza religiosa attribuita a questo posto.
Il giorno
seguente facciamo rientro ad Haikou,
aspettando il volo che domenica 7 novembre ci porterà a Singapore via Canton.
Singapore
Singapore: un paese, una città,
uno spettacolo!
Si
sviluppa su un'isola principale di 42 km di larghezza per
23 di
lunghezza e su una serie di isolette minori, tra cui Sentosa
figura come la più celebre.
Un paese piccolo ma con una notevole
importanza economico-finanziaria a livello mondiale. Alla base di
questo
successo vi sono industrializzazione, commercio, infrastrutture,
istruzione,
integrità politica, ordine civico.
Già importante avamposto commerciale quando
passò sotto la Compagnia
Britannica delle Indie Orientali all'inizio del XIX
sec., ha sempre costituito un punto strategico nel commercio tra
l'Estremo
e il Medio Oriente. Sono passati di qua i maggiori traffici
di
spezie, gomma e petrolio.
Sotto la Corona Britannica conobbe un
primo significativo sviluppo urbano con massicce opere di
edificazione e
bonifica. Incominciarono così a sorgere maestosi palazzi
coloniali, sedi
dell'amministrazione britannica locale, e i primi luoghi di culto,
quali
chiese, templi induisti e buddisti.
Questa vitalità economica richiamò
commercianti, mercanti, imprenditori e braccianti da diversi paesi, in
misura preponderante da Cina,
India e Malesia. Si cominciò così a creare il nucleo di
una società
multirazziale, che ancora oggi caratterizza in modo unico questo paese.
È
incredibile come tanti gruppi etnici dalle diverse provenienze, culture
e
religioni riescano a convivere in armonia reciproca. Ognuno è
libero di
celebrare le proprie ricorrenze, che puntualmente diventano
festività nazionali
a cui tutti possono partecipare. Ed ecco che diverse volte
all'anno
le strade di Singapore si
accendono in uno sfolgorio di luci, colori,
costumi e decorazioni che ravvivano determinati quartieri della
città,
teatro di balli, sfilate, rappresentazioni e competizioni in linea con
storia e
tradizioni dei vari gruppi etnici.
Il 9 agosto si celebra il National
Day, giorno dell'indipendenza datata 1965, con
festeggiamenti a base di parate aeree e mirabolanti spettacoli
pirotecnici.
Al
nostro arrivo sono in fermento i preparativi per il Thimithi
Festival, manifestazione che si svolge a Little India e
che si conclude con la marcia sui carboni ardenti ad opera di
alcuni
santoni indù.
Ma nessuna festa come il Natale è in grado di trasformare la
città in un vero e proprio paese della meraviglie. I preparativi
incominciano a
inizio novembre, quindi con largo anticipo, e raggiungono l'apice le
due
settimane precedenti il Natale. Gli sfarzosi ed immensi centri
commerciali di Orchard Road
vengono
addobbati con sfavillanti e lussuose decorazioni, che alla
fine premieranno chi ha ottenuto il risultato più originale ed
appariscente. È
già, ogni anno Orchard Road
è teatro di questa divertente competizione, che
vede partecipare i negozi più alla moda di una città
dove lo shopping è
più praticato che in qualsiasi altro paese d'oriente. Anche
questo è un segno
di benessere.
Manco a dirlo troviamo una comoda sistemazione in un
hotel situato proprio all'inizio di Orchard
Road, strategico punto di partenza
sia per escursioni diurne che per missioni notturne.
Cartina alla mano
incominciamo ad esplorare questa favolosa città dagli
incredibili contrasti
architettonici: gli enormi grattacieli della financial city fanno
da sfondo ai templi, alle chiese e ai palazzi costruiti 200
anni addietro.
Spettacolo!
Nell'attraversare i vari quartieri della città sembra di
spostarsi
da un paese all'altro: dalla Cina, all'India, al Medio Oriente.
A fare da
cornice a tutto ciò una vegetazione incredibilmente
variopinta e curata. Singapore
sembra una
città ricavata all'interno di un grande giardino botanico,
in cui primeggiano ordine e pulizia. Qui non sgarra nessuno, e ci
credo,
con le multe salate che girano... 1000$ se fumi dove non è
concesso, 500$ se
mangi o bevi in metropolitana o sporchi per terra, pena di morte per
solo
spaccio di droga! Qui criminalità e disordine quasi non esistono.
La gente è veramente cordiale e
sempre pronta a dare
una mano, anche di propria iniziativa. Più di una volta ci
troviamo a
consultare la cartina e prontamente qualcuno per strada si ferma a
chiedere se è tutto a posto. Questa è anche un'occasione
per scambiare due
chiacchiere... svelata la nostra provenienza, arriva puntuale la
considerazione su quanto l'Italia sia famosa per i propri calciatori.
Solo una
volta un distinto signore dall'impeccabile completo cita sorridente il
nome di Valentino Rossi.
Finalmente non siamo conosciuti solo per i soliti calciatori!
Questo è il periodo delle piogge, per cui
regolarmente a una certa ora del giorno cade un acquazzone,
fortunatamente passeggero.
Il clima è piuttosto caldo, 26-30°C, ed incredibilmente
umido, 80-90%; per chi
non è abituato a questi valori è una sauna continua! La
sera comunque il
clima risulta meno asfissiante, ma c'è ben altro a tenere calda
l'atmosfera...
un palazzo il cui nome è tutto un programma: Pleasure Building.
Quattro piani di localini dove bazzicano innumerevoli bellezze del
Sud-Est
asiatico in abiti succinti, vertiginosi tacchi a spillo e trucco
provocante!
<<Let's go and have a
look>> ci fanno
all'ingresso... perché no, una
bella occhiata ci potrebbe proprio stare. Saliamo fino all'ultimo piano
dove
veniamo accalappiati da due prorompenti signorine del Laos, con cui finiamo al
tavolino a bere una birra.
Piuttosto imbarazzato cerco di imbastire un
qualche discorso, ma senza grande successo, ben altri sono infatti i
piani di Elen (così
dice
di chiamarsi)... mi piazza subito una mano sulle parti basse e
inizia un vigoroso massaggio che ha come immediato risultato la
reazione
desiderata... i minuti passano e non molla più l'attrezzo,
sembra proprio
che ci abbia preso gusto (anche il sottoscritto a dire la
verità...) Non sarò certo io a fermarla, visto
che potrebbe aversene a male, ma dopo una decina abbondante di minuti,
ahimè, la mia onestà prevale e
le dico che tanto non sono disposto a pagarla. Visibilmente delusa
abbandona la scena.
Dopo questo piacevole fuori programma andiamo alla ricerca
di un locale dove poter ballare e magari conoscere qualche bella
giovane del
posto. C'è veramente l'imbarazzo della scelta, visto che la
città offre una
miriade di pub, birrerie, ristoranti con musica dal vivo e discoteche.
Un
locale su tutti? The Zouk
Club!! In assoluto uno dei templi
sacri della musica house, qui
vengono a suonare i numeri uno del panorama
mondiale: Tenaglia, Vazquez, Digweed, Rauhofer, Tomiie. Il sound che gira
qui dentro è un'esclusiva che appassionati del genere musicale
non sono
disposti a perdere. La fama di questo locale non ha frontiere
e nei
weekend lo Zouk organizza
voli da Kuala Lumpur, Hong Kong, Bangkok, Jakarta.
Aerei affollati da tribù di giovani pronti a decollare... E in
mezzo a sta
bolgia potevano mancare i brothers?
Che domande! Appuntamento
fissato per venerdì sera, quando ai dischi si
esibirà l'olandese Van
Buuren.
L'aspetto più piacevole di questa
vacanza risulta
senz'altro l'incontro con Lisa
ed Amy, graziose ragazze
cinesi originarie di
una grande città ai piedi dell'altopiano del Tibet.
È all'aeroporto di Canton,
prima del decollo
per Singapore, che conosciamo
Lisa, di rientro da un
viaggio d'affari in
Giappone.
Si mostra subito cordiale e disponibile, compatibilmente con i suoi
impegni di lavoro, a farci da guida a Singapore,
dove risiede ormai da diversi
anni.
Una volta sul posto non tardiamo a contattarla e così, al primo
appuntamento serale, arriva con l'amica Amy. Instauriamo ben
presto un bel rapporto basato su intesa e un divertente scambio di
battute. Ci colpisce subito la posizione professionale che ricoprono: Lisa,
ingegnere chimico, è coordinatrice del reparto vendite nel
Sud-Est
asiatico per una compagnia giapponese che realizza prodotti metallici
per
l'industria pesante, mentre Amy,
imprenditrice, dirige un'attività che si
pone sul mercato come mediatrice tra industrie cinesi produttrici di
abbigliamento e clienti di vario genere sparsi in tutto il mondo. Di
recente è
stata a Francoforte, Londra, Johannesburgh, Las Vegas e domenica partirà
per la
Cina. Devo ammettere che la donna in carriera ha un suo fascino
particolare.
Lisa è cattolica
e si reca in chiesa ogni domenica, mentre Amy è
buddista e va a pregare al tempio due volte al mese, in accordo col
calendario lunare.
Finita la cena noi tiriamo fuori il portafoglio, ma le due signore non
ne
vogliono proprio sapere: carta di credito e via. E sarà sempre
così anche
nei giorni seguenti per cene, aperitivi, ingresso in discoteca. Un
po'
imbarazzante ma qui funziona così, siamo noi a essere loro
ospiti e non ci
resta che adattarci, non certamente a malincuore... Alla faccia di chi
ritiene
che le donne in un modo o nell'altro vadano sempre pagate, magari solo
perché
straniere!
Arriva presto venerdì... alle ore 22 Lisa ed Amy passano a prenderci a bordo di
una sfiammante Honda Accord,
direzione Zouk!
Il
locale è ricavato da un vecchio magazzino ristrutturato sulle
rive del fiume Singapore.
È
piuttosto imboscato e a prima vista non gli si darebbe molto
credito, ma appena dentro si percepisce subito la carica che
questo posto
è in grado di trasmetterti... "Fasten seat belts
please, we're taking off". Anche le due signore si lasciano presto
coinvolgere e così ci
esibiamo in balli scatenati per diverse ore.
Sabato 13 novembre è purtroppo l'ultimo giorno
di
questa vacanza made in Orient.
Poche ore prima della partenza siamo
a goderci l'ultimo aperitivo in compagnia di Lisa ed Amy, con le quali nel
corso di questi giorni abbiamo instaurato veramente un piacevole
rapporto, pur
senza assaporare "la ciliegina sulla torta"...
Ci lasciamo con la
promessa di rincontrarci il prossimo anno per un viaggio all
together
alla scoperta dell'Australia. Se andrà in porto, sarà
indubbiamente un altro
"Viaggio Straordinario"!
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