BIG IN JAPAN

Il Giappone, un paese geograficamente e culturalmente così distante da essere ben al di fuori dell'immaginario collettivo, avvolto nel fascino e nel mistero. E per chi, come noi, ha sete di fare nuove esperienze, di restare meravigliato o anche contraddetto, ma sicuramente non indifferente, nello scoprire cosa c'è al di fuori dei piccoli confini in cui viviamo, una tale meta  risulta d'obbligo!
L'occasione è di quelle giuste, che ti capitano una volta nella vita: Uwe, che tra l'altro palesava già da diversi anni le sue preferenze per il gentil sesso nipponico, convola a nozze con Rika, graziosa ragazza di Osaka conosciuta due anni fa durante un soggiorno studio a Dublino. Veniamo così invitati in qualità di unici rappresentanti italiani della "comitiva sposo" e accettiamo l'invito senza pensarci due volte.

Così mercoledì 16 luglio partiamo alla volta del Sol Levante con il volo Monaco-Dubai-Osaka effettuato dalla compagnia araba Emirates. Dopo 6 ore d'aereo atterriamo a Dubai (Emirati Arabi Uniti), quindi stop di 3 ore nell'aeroporto più lussuoso che mi sia mai capitato di vedere: architettura ultramoderna, pareti e pavimenti splendenti come specchi, in cui si riflettono luci e colori; è da stare quasi attenti a dove si mettono i piedi tanto è il timore di sporcare! Il tutto adornato con gigantesche palme e tappeti vellutati color rosso terra con striature a pelle di tigre... Da notare inoltre che il lavaggio automatico dei cessi viene addirittura effettuato con l'acqua calda!
Dopo questo piccolo assaggio della ricchezza dei paesi arabi si rimonta sull'aereo per ulteriori 10 ore di volo. Il servizio a bordo è eccellente: ottimo cibo ed una TV disponibile per ogni passeggero, da cui poter pescare decine di film, videogame (l'intramontabile tetris risulta da noi il più gettonato) ed un continuo aggiornamento in tempo reale sulla rotta, completo di tanto di riprese delle videocamere poste davanti all'aereo (forward camera) e sotto (downward camera). Immagini fortemente sconsigliate a chi ha paura di volare, in particolar modo nelle fasi di decollo e atterraggio!
Durante uno dei tanti momenti di sonno, tra l'altro mentre mi stanno rimbombando nelle orecchie le note energiche di un certo D.J. Vazquez, vengo richiamato ad un brusco risveglio da una serie terrificante di colpi. Sulle prime, ancore preda della confusione mentale tipica di chi non si rende conto se si trova ancora nel mondo dei sogni, ho la sensazione che un terrorista abbia aperto il fuoco; poi mi giro e vedo che è solo un povero diavolo cinese in preda ad una crisi di tosse impressionante, per cui le mie paure vengono subito dirottate sul pericolo Sars...

A parte questo diversivo più o meno divertente il volo scivola via in scioltezza e così il 17 luglio alle 17:30 ora locale arriviamo al Kansai International Airport di Osaka, quando in Italia sono le 10:30.
Dopo le solite pratiche di controllo passaporti e ritiro bagagli prendiamo il bus navetta che in un'ora circa ci porterà alla stazione principale nel cuore di Osaka.
Il percorso di avvicinamento si snoda via via tra costruzioni sempre più enormi, minacciose cattedrali di vetro e cemento che sembrano aprirsi per lasciare un varco al nostro passaggio, sfavillanti luci che squarciano il buio della notte: siamo in una vera metropoli stile moderno, di quelle che sino ad ora avevo visto solamente nei film!
Uwe e Rika sono ad attenderci alla stazione e ci danno subito qualche dritta su come muoverci con i mezzi di trasporto; non risulta infatti immediato comprendere la segnaletica stradale, visto che qui le indicazioni western style scarseggiano. Ci hanno trovato una comoda sistemazione nel centralissimo quartiere Yodoyabashi, per una più che accessibile cifra equivalente a 36 euro a testa a notte.
Il viaggio, comprensivo di spostamenti ed attese negli aeroporti, è durato circa 30 ore, ma stranamente non sembriamo accusare particolare stanchezza. Follia tipica dei globetrotters più audaci? Fatto sta che finita l'ottima cena giapponese ci buttiamo subito nella mischia... Per le vie del centrale quartiere Umeda regna un caos pressoché indescrivibile: fiumi di persone che si incrociano da tutte le direzioni, assordanti annunci pubblicitari, accecanti insegne luminose... c'è quasi da restarne storditi!

In una città così grande è difficile trovare subito i locali giusti, vista anche la scarsa possibilità di comunicare con la gente (qui l'inglese lo sanno veramente in pochi), così le prime sere andiamo un po’ per tentativi. Non male risulta il Club Joule con ottimo sound, birra eccellente e gnocca a volontà: con queste premesse non possiamo che cominciare a dare spettacolo. Scioltezza incredibile nell'approccio iniziale con le giovani nipponiche, poi alcune partecipano divertite alle nostre forme d'intrattenimento, altre scappano impaurite (probabilmente non hanno mai visto un occidentale prima d'ora). Anche i ragazzi sembrano incuriositi e alcuni scambiano timidamente un "cinque".
Da notare il Club Underlounge per la smisurata quantità di fica che lo frequenta, conseguenza? Comparsa dei sintomi di una forma acuta di priapismo... che anche di giorno stenta a sparire... devo proprio avere un debole per il kimono e l'occhio a mandorla!

Nel tornare in albergo alla sera siamo costretti a prendere il taxi, vista la chiusura notturna della metro. E qui se ne vedono delle belle! Auto tirate a lucido come specchi, interni vellutati con fodere ricamate, autista con guanti bianchi e  portiera che si apre automaticamente per evitare che il passeggero con le sue mani sozze dissemini l'auto di impronte digitali. Ma a tanto fumo corrisponde ben poco arrosto! Nonostante un navigatore satellitare che indica istante per istante il punto della città in cui ci si trova, questi tassisti sono inspiegabilmente in grado di perdersi con regolarità. Quindi si fermano e consultano telefonicamente il posto da raggiungere: per fortuna il tassametro non va a tempo, ma a quartieri! D'altronde sembra che la scarsa capacità d'orientamento sia una caratteristica di questi orientali.

Sabato 19 luglio è il grande giorno! Alle 15:30 inizia la cerimonia nuziale con rito religioso cattolico, a cui fa seguito un banchetto intervallato da presentazioni, discorsi, canti, in cui tutti i partecipanti vengono in qualche maniera coinvolti.
Uno dei fondamenti della società giapponese è infatti lo spirito di gruppo, il sentirsi parte di una comunità in cui tutti ci mettono del proprio e vengono ascoltati in un clima di armonia e rispetto reciproco. Anche io e junior abbiamo il nostro piccolo momento di "gloria" quando veniamo invitati sul palco per un'intervista, con tanto di traduttore italiano-giapponese, in cui esponiamo le nostre impressioni sul Giappone, la cerimonia, gli sposi... La  cosa si rivela divertente, anche se a dire la verità ci sentiamo decisamente più a nostro agio nel prosieguo della serata, quando saliamo in cattedra per promuovere brindisi a raffica, prodigandoci ad intrattenere le tante amiche della sposa...

La cerimonia ha messo in luce anche un altro aspetto tipico del giapponese, ovvero una perfetta pianificazione a cui tutto deve far riferimento. Loro lo chiamano schedule, sulla cui base deve essere scandito ogni singolo minuto della giornata, senza possibilità di variazione alcuna! Diverse volte ci troviamo di fronte a ragazze più che disponibili nell'organizzare qualche incontro o nel proseguire la serata in modo interessante, ma quando devono fare i conti col loro schedule non c'è nulla che tenga! La gente sembra costantemente impegnata all'inverosimile: lavoro, shopping, appuntamenti e chi più ne ha più ne metta, anche se a dir la verità ho l'impressione che ciò sia frutto del loro bisogno di crearsi uno stato mentale di stress, per sentirsi sempre attivi ed efficienti..

La città in sè non presenta particolari attrattive, a parte l'antico castello in tradizionale stile giapponese e lo sky-building, ardita costruzione alta circa 200 m, da cui si può osservare un panorama mozzafiato sull'intera città.
Così, dopo i primi 3 giorni passati ad Osaka, lunedì ci rechiamo con Uwe e Rika in visita alla bellissima città di Kyoto, antica capitale del Giappone fino al 1868, in cui si mescolano modernità e tradizione. Balza subito all'occhio il forte contrasto tra la vita frenetica e la vitalità professionale di una metropoli come Osaka e la pace e la serenità che si respirano nei fantastici parchi che circondano i templi di Kyoto, sedi dei ritiri spirituali degli antichi monaci zen. Da sottolineare il Padiglione d'oro Kinkaku-ji, risalente al XIV sec. D.C., la cui vista tra vegetazione e laghetti lascia a bocca aperta!

Il giorno seguente ci spostiamo verso Kobe, città famosa soprattutto per avere la più grande comunità di immigrati cinesi in Giappone: 40.000 persone che affollano il quartiere di Chinatown.
Poco fuori Kobe si trovano diverse località balneari frequentate da giovani giapponesi in cerca di abbronzatura e relax... in poche parole un ottimo posto da caccia! Così i due sharks scendono presto in spiaggia e subito una coppia di graziose nipponiche cade nella nostra rete. Tra risate e bicchieri di birra passiamo due piacevoli ore in compagnia, poi appuntamento per la cena.
Ci portano a mangiare in un tipico ristorante giapponese, in cui devi toglierti le scarpe per entrare e ti trovi seduto quasi per terra. Il menù è scelto dalle signore e risulta veramente appetitoso. Quest'area del Giappone si vanta di avere la miglior cucina del paese e credo che sia vero, non avrei infatti mai immaginato di mangiare così bene: pesce di vario tipo servito crudo o leggermente fritto, abbinato a verdure, salse, carne, spezie, aromi mai provati sino ad ora... un vero viaggio dei sensi in una nuova dimensione! Viene posta anche particolare cura nella presentazione dei piatti, del resto anche l'occhio vuole la sua parte.

È comunque fondamentale assortire i giusti abbinamenti tra le miriadi di pietanze che vengono servite e in questo siamo aiutati delle signore, attente a  prepararci i piatti con una cura amorevole... se sono così servizievoli in tutto...
La serata promette bene, ma prima di arrivare al sodo il loro famoso schedule prevede il coprifuoco, del resto l'ultimo treno per tornare a casa è alle 00:30, poi niente fino alle 5. Come si può biasimarle considerando che il giorno dopo devono presentarsi puntuali al lavoro? Anche junior decide di tornare ad Osaka, così mi trovo ad affrontare in solitaria la vivace notte di Kobe. Incontro ben presto Nao, cordiale ragazza dal buon inglese (finalmente) che mi conduce per mano attraverso i locali più in voga della zona. Passiamo insieme alcune ore piacevoli, ma alla fine niente "affondo", del resto la mentalità in questa zona del paese è molto tradizionalista e conservativa.
Alle 5:15 prendo il primo treno per Osaka e alle 6:30 tocco finalmente il letto, ma neanche cinque ore più tardi di nuovo in piedi per lo schedule più impegnativo di questa vacanza nipponica: ulteriore visita diurna della città e poi cena con Uwe, Rika e parenti, seguita dal karaoke, che qui continua ad essere uno dei divertimenti che vanno per la maggiore, indipendentemente dall'estrazione sociale, l'età o il sesso. Poi alle 00:30 si sale sul treno direzione Hiroshima!

Dopo un viaggio di 6 ore, in cui dire che sono riuscito ad appisolarmi è un eufemismo, raggiungiamo la città dove il 6 agosto 1945 alle 8:15 è stata sganciata la prima bomba atomica contro l'umanità! Visitiamo il Museo ed il Parco della Pace, che racchiude la zona al di sopra della quale è esploso il micidiale ordigno ad un'altezza di 580 m dal suolo. Le immagini di terrore e distruzione rappresentate all'interno del museo sono toccanti e si spera che almeno servano a non dimenticare.
Poco al largo della costa, ad una decina di chilometri da Hiroshima, si trova la meravigliosa isola di Miyajima, universalmente riconosciuta come uno dei posti più incantevoli del Giappone. Una lussureggiante vegetazione tipicamente tropicale fa da sfondo al Santuario di Itsukushima, costruzione del VI sec. sospesa su palafitte, e alla Pagoda Goju-no-to, tra cui circolano in libertà decine di daini e scimmie. In mezzo al mare, a poche decine di metri dal santuario, sorge l'imponente Torii, porta d'accesso alla sacralità scintoista, che risulta raggiungibile a piedi solo con la bassa marea. L'isola è infatti considerata sacra sia per lo Scintoismo che per il Buddismo e a nessuno è permesso di nascervi o di morirvi. Vengo pervaso da un senso di pace, serenità e magia mai provato altrove!
La stanchezza incomincia a farsi sentire e finalmente verso le 2 di pomeriggio tocco di nuovo un letto! Riposo di qualche ora e poi di nuovo in pista per assaporare la vivace vita notturna di Hiroshima, mentre Uwe e Rika dopo cena rientrano in albergo. Il giorno seguente è ritorno al quartier generale di Osaka.
Arriva presto sabato e con tristezza ci tocca constatare che la vacanza nipponica sta volgendo al termine: la sera del 26 luglio alle 23:30 abbiamo il volo di rientro in Italia. All’aeroporto, prima della partenza, riesco finalmente a portare a termine un intero pasto con l'uso degli ishi, i famosi bastoncini in legno: per un attimo mi sento un po’ giapponese anch'io!





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